Cuore, passione, tifo e attaccamento ai colori: la bella storia d’amore tra Francesco Mingardi e la Vigontina San Paolo

Francesco Mingardi, a destra con il microfono, insieme a Ivo Righetto, per tanti anni presidente della Vigontina

In ogni società dilettantistica ci sono le figure «storiche», che incarnano più di tante altre l’attaccamento ai colori e l’amore per la maglia: le classiche «icone» che, spesso lontano dalle luci dei riflettori, si mettono a disposizione per anni e anni per qualsiasi tipo di esigenza o bisogno.
In casa Vigontina San Paolo una di queste è senza dubbio Francesco Mingardi, classe 1955, che per quasi un ventennio ha vissuto in prima linea le varie avventure societarie ricoprendo i ruoli più disparati: da addetto-stampa a dirigente accompagnatore, da autista del pulmino alla gestione dei rapporti con gli altri club. Fino all’incarico che più lo ha contraddistinto: quello dello speaker ufficiale delle partite casalinghe, con quel tono di voce sicuro e inconfondibile che per anni ha salutato l’ingresso in campo delle squadre con la lettura delle formazioni. E che, anche la scorsa estate, ha diretto la presentazione ufficiale della nuova stagione al «Movembik» di Vigonza.
«Ho iniziato a seguire la Vigontina da tifoso nel lontano 2001racconta Francesco con un filo di emozioneSin da subito mi sono reso conto che quella squadra, quei volontari e quel “Vigontina Stadium”, così raccolto e così all’inglese, avrebbe fatto parte delle mie domeniche per molto tempo. La storica promozione in serie D del 2004, conquistata a Verona sul campo della Virtus Vecomp davanti a duecento tifosi impazziti di gioia, mi ha ulteriormente avvicinato alla società. All’epoca si sapeva che amavo cantare nei fumosi locali della provincia: e così l’amico Gianni Tommasin mi propose di diventare lo speaker ufficiale allo stadio. Da allora le domeniche sono sempre state scandite da un mix strepitoso: adrenalina, pranzi pre-partita con amici e volontari a dir poco meravigliosi, preparazione della consolle per la musica, stampa delle formazioni, pubblicazione di foto e articoli sulla pagina Facebook e sul sito, contatti con le altre società. Tutto bellissimo».
Con il passare degli anni, Francesco resta un assoluto punto fermo della Vigontina.
«Le incombenze, piano piano, si arricchivano di incarichi: pubblicità, locandine da diffondere nei locali del paese, dirigente accompagnatore per un paio di anni, trasferte prima da semplice addetto-stampa e poi da autista per il pulmino della squadra. I compiti sono diventati sempre più consistenti: e così, complici i miei impegni con il teatro e la successiva “emigrazione” a Tombolo della società, mi sono un po’ allontanato dalla Vigontina. Ma solo fisicamente, mai con il cuore».
Quali sono i ricordi più impressi?
«Ce ne sono tanti, tantissimi. Impossibile citarli in poche righe. Direi gli amici che mi hanno accompagnato per molti anni, e alcuni nel tempo ci hanno pure lasciato: poi alcuni derby storici e assai sentiti, in primis quelli con Monselice e Campodarsego, e le tribune sempre gremite di pubblico appassionato. Vittorie e sconfitte? L’alternanza delle vicissitudini ha permesso ad entrambe di lasciare il segno. Dovendo fare una scelta, cito due ricordi a cui sono particolarmente legato: il primo è l’arrivo a Busa del Treviso, costretto a ripartire dall’Eccellenza dopo la mancata promozione in serie A. Il secondo sono le due partite con la Triestina in D, entrambe pareggiate: allo stadio “Rocco” fu un’emozione indescrivibile».
Che rapporto hai avuto con i vari allenatori che si sono succeduti al timone della squadra?
«Li ricordo tutti con grande affetto. La gioia più grande è aver avuto in panchina Vincenzo Italiano, oggi in A con la Fiorentina. Ma come dimenticare i vari Pistolato, Bertan, Colella, Antonelli, Camparmò? Mi fermo qui, perché il mio cuore potrebbe completare questo meraviglioso viaggio solo in un ipotetico ritrovo nella nostra “baracca”: a parlare ore e ore con tutti gli amici di questi ultimi vent’anni davanti a soppressa, polenta e buon vino. Di certo la Vigontina ha rappresentato uno dei periodi più belli della mia vita».
Gli impegni familiari e professionali ti hanno un po’ allontanato dalla squadra: come la segui adesso?
«Fisicamente sono meno presente di una volta, ma mi informo sempre sui canali di comunicazione. L’amico Ivo Righetto mi chiede ogni tanto di fare lo speaker allo stadio, quest’anno ci sono andato un paio di volte. Mi piacerebbe molto farlo anche nel derby con il Monselice, che si giocherà a Busa proprio in occasione della ripresa del campionato. Senza, ovviamente, nulla togliere al nuovo speaker ufficiale. Come sempre, Vigontina San Paolo nel cuore!».